Ancora visibile parte di un antico affresco nella sala di Vico 51 Bistrot: in questi vicoli si respirano storie e passioni.

Passeggiare tra gli antichi vicoli grottagliesi è davvero molto suggestivo, si incontrano squarci di storia che paiono rivivere tra quelle pietre. Ad esempio quello che oggi è Vico 51 Bistrot fu, tra il cinquecento ed il seicento, parte del palazzo di una nobile famiglia Grottagliese, dove fu poi allestita una Cappella officiante messe, con un interessante affresco ancora in parte visibile nel bistrot oggi.

La Cappella (XVI sec.), detta di Santa Veneranda e di Sant’Anna, era dedicata al “venerdì santo”, dalla pagana “feria sexta” o “dies veneris”, ed era un tutt’uno col Palazzo della Signora. La porta esterna guardava sulla via pubblica. Ma la Chiesetta, per lungo tempo trascurata e poi ricostruita e riattata dopo il 1670, era anche accessibile dall’interno del Palazzo, attraverso una botola nella stanza di sopra e attraverso una scala dietro l’affresco della “Deposizione”.

La volta a botte aveva il solaio libero e aperto e su di esso si affacciavano la biblioteca del Palazzo e le stanze delle figlie femmine, al piano alto. Quel luogo sacro accolse alcune sepolture di Famiglia ben oltre il 1806, cioè dopo le imposizioni dell’Editto napoleonico di Saint Cloud.

La Cappella di Santa Veneranda aveva l’onere di celebrare ventiquattro messe all’anno; tuttavia era affrancata e non procurò rendite né mai pagò l’obolo all’Arcidiocesi di Taranto. L’affresco della “Deposizione” (distrutto in parte nel 1960) fu realizzato da un anonimo artista grottagliese, con un contributo di Donna Angela Pepe, Signora del Palazzo dal 1662 al 1694. L’opera occupava l’intera parete in fondo alla Cappella, perché ad essa si rivolgesse il celebrante dall’Altare, “versus solem orientem”. Le figure dipinte sono il Cristo deposto e le tre Marie, confortate da due Sorelle Clarisse. Su tutto, incombeva una grande croce nera.

Foto: Gino Tafuto